“Stare (bene) con il proprio corpo” è il titolo del post, ma il vero titolo del post dovrebbe essere: “Stare con il proprio corpo”.
Quale è la differenza?
Accettare che siamo umani e quindi imperfetti e che abbiamo un corpo, con cui dobbiamo convivere fino alla nostra morte. E che è meglio accettare questa cosa il prima possibile, per poter vivere, il resto della tua vita, pensando ad altro, piuttosto che a fargli la guerra.
Perchè fargli la guerra implica anche ansia, disgusto, rabbia verso di sè, del tutto inutili.
Liberarsi dalla prigionia del “self goodism” e cioè dello stare bene, inteso come vita senza dolore o corpo perfetto. Stare e basta.
Cosa vuol dire accettare?
Che se puoi fare qualcosa, farla, per essere la persona che vuoi essere e stare con l’idea che la tua mente tenderà sempre a portarti alla perfezione, che la tua mente continuerà a metterti dubbi, anche quando avrai raggiunto il tuo peso ideale.
Che la tua mente esiste e non è fatta per renderti felice, anzi.
Che il tuo naso continuerà a sembrarti grosso, anche se te lo rifai; che i capelli ti sembrebanno pochi, anche dopo il trapianto, che la tua pancia sembrerà sempre gonfia e troppa, anche dopo l’intervento di riduzione dello stomaco.
E che sono solo pensieri, che il tuo corpo è ben diverso da come lo vivi e percepisci. Che il tuo corpo c’è. I tuoi pensieri sono sempre diversi e tormentosi. E non puoi farci niente. Se non averli.
La brutta notizia è che questa “accettazione” non è una tantum. Non è una cosa che capisci e via.
Ogni giorno, ogni momento devi riportarel’attenzione al momento ptresente e alla realtà e smettere di credere a quello che ti dice la tua mente.
Una fatica immane. Un’altra lotta?