Cibo, immagine corporea e diete: tre parole che evocano, per molti, un labirinto, con o senza una uscita?
Un labirinto fatto di emozioni, spesso riferite a vergogna (body shaming), frustrazione, fastidio, rabbia. Ed altre parole riferite al poter agire o meno quelle emozioni: senso di impotenza, controllo, grasso, morte, sì, anche morte.
E non parlo solo di diete ipocaloriche, ma anche di chi affronta il cibo e l’alimentazione sana in modi rigidi, anche quando guidato da apparenti valori, come le uova bilogiche o il pollo biologico… che costano 3 volte il costo delle “altre uova/pollo”!
Intanto, la frustrazione è anche la mia: la mia mente continuamente mi dice che devo studiare di più, sapere di più, conoscere di più. E io le do retta, ma mi accorgo che la realtà, al solito, è tutta una altra:
- Ho appena concluso questo corso, ma la mia mente mi dice che non basta;
- sto rileggendo il libro sull’immagine corporea e la mia mente mi dice che non basta;
- ho appena iniziato un nuovo libro, in inglese peraltro, specifico sulla bulimia nervosa, che include il beange eating: la mia mente è avida di vedere se questo andrà bene.
- Ovviamente, tutto quello che ho studiato all’università e dopo, fino ad ora, la mia mente dice che non basta.
Non mi resta che rendermi conto che non posso dare retta alla mente, o almeno non al 100% delle sue richieste e giudizi.
Posso restare curiosa e gentile con me stessa, mentre percorro questa strada? Puoi?
Difficilissimo, ovvio… ma se fosse l’unica strada percorribile?
😎